Riconoscere le emozioni per prevenire il Bullismo
Quando si parla di Bullismo si vedono coinvolti diversi attori: il Bullo, colui che agisce atti violenti; la vittima, colei che li subisce; gli spettatori, coloro che supportano e spalleggiano il Bullo.
Cosa centrano le emozioni con questi protagonisti?
Molte ricerche evidenziano che Bulli e Vittime sono meno capaci di riconoscere le proprie e altrui emozioni, soprattutto l'emozione della felicità. Entrambi gli attori risultano “sgrammaticati” in una importantissima capacità: quella che permette la comprensione dei segnali emotivi che provengono dagli altri; cioè sono meno in grado di percepire cosa prova il coetaneo.
La principale funzione delle emozioni è quella di rendere più efficace la reazione dell'individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza.
Secondo Watson il neonato evidenzia tre emozioni fondamentali che vengono definite "innate": paura, amore, ira. Durante lo sviluppo le emozioni crescono con il bambino, si evolvono e diventano più elaborate: è importante insegnare al bambino a conoscerle ed esprimerle. I bambini che sono in grado di comunicare con maggiore chiarezza i propri stati emotivi sono più apprezzati e hanno relazioni più soddisfacenti. È importante insegnare loro che gli altri possono provare e manifestare emozioni diverse dalle proprie; infatti i bambini che sanno meglio interpretare i messaggi emotivi degli altri sono maggiormente approvati dai coetanei. Al contrario i bambini con un’intensa emotività e scarso controllo hanno una cattiva influenza sul gruppo: sono portati a creare conflitti e sono più a rischio di rifiuto da parte degli altri. È importante indirizzare i bambini fin da piccoli ad un percorso di conoscenza e di scoperta di sé e degli altri, di accettazione e di rielaborazione delle emozioni/sensazioni, di analisi dei propri comportamenti. Il fine è favorire un buon sviluppo di competenze sociali che permettano di incrementare le capacità di comprensione di sé e dell'altro, per migliorarsi nei rapporti con i coetanei.
Dott.ssa Fabiola Carboni, Psicologa dello sviluppo