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Attaccamento e relazioni


I bambini, fin dai primi momenti di vita, dipendono dai genitori per la loro sopravvivenza. Nella maggior parte dei casi è la madre a offrire loro inizialmente cibo e conforto, ed è nei suoi confronti che il neonato sviluppa un attaccamento primario; può però svilupparsi attaccamento anche verso qualsiasi altra persona che si prende cura di lui in maniera amorevole.

Bowlby, pioniere della teoria dell’attaccamento, ritiene che il bambino possieda, già alla nascita, delle strutture comportamentali molto semplici, come ad esempio il sorriso, la vocalizzazione, il pianto e il sollevare le braccia, che gli permettono di avere un contatto diretto con l’adulto, trovando così sicurezza.

Il “periodo sensibile” durante il quale il bambino costruisce il legame di attaccamento è, appunto, quello del primo anno di vita: appena nato il bambino sente di essere un tutt'uno con la madre e vive in simbiosi con essa; verso il nono mese l'attaccamento comincia a stabilizzarsi e il bambino usa il suo caregiver come base di riferimento per poter esplorare il mondo. Fino al terzo anno di vita in cui, il bambino, ripropone i comportamenti appresi nelle relazioni sociali.

Quando un genitore è in grado di rispondere ai segnali ricevuti entrando in sintonia con gli stati interni del figlio, il bambino si sente capito dal genitore. Questo tipo di comunicazione gli fornisce la capacità di raggiungere il senso di equilibrio, lo aiuta a regolare gli stati del corpo e più tardi le emozioni e gli stati della mente. Esperienze di sintonia e di equilibrio permettono poi al bambino di acquisire un senso di coerenza all’interno della mente favorendo così un attaccamento sicuro.

Se stati di sintonia, equilibrio e coerenza non vengono raggiunti con sufficiente regolarità, le esperienze di ricerca di vicinanza e rifugio che possono consentire lo sviluppo di una base sicura non avvengono in maniera ottimale. La costruzione di un attaccamento insicuro implica una moltitudine di emozioni contrastanti verso la propria figura di accudimento, come: amore, odio, dipendenza, paura, etc. che possono direttamente influenzare le modalità con cui interagirà in seguito con gli altri.

La chiave dell’attaccamento sicuro non è tanto la quantità di tempo che la madre dedica al proprio figlio, bensì la qualità dell’interazione tra i due.

Lo stile di attaccamento sviluppato durante l'infanzia influenza i rapporti e le relazioni, amicali e amorose, in età adulta.

Essere genitori a propria volta, porta il soggetto adulto a riattivare i propri modelli operativi interni, le rappresentazioni delle esperienze passate e le modalità in cui si è relazionato alle figure significative nella propria infanzia. Si può dunque dire che le persone ripropongono nelle relazioni situazioni già vissute, già sperimentate, come in una specie di “tirocinio” svolto durante l'infanzia. È per questo che è molto importante che l'attaccamento si sviluppi in maniera adeguata poiché è da questo che ne dipenderà uno sviluppo funzionale.


Dott.ssa Alessia Zoppè

Dott.ssa Fabiola Carboni


Articolo comparso sulla rivista "Salute e Alimentazione FVG" di Settembre 2016

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